Si tratta di macchine bio-ispirate costruite guardando al mondo vegetale e animale, capaci di integrare meglio le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale con quelle dei materiali di cui sono fatte
Genova – Robot maggiormente compatibili con l’ambiente, che consumano meno energia e capaci di integrare meglio le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale con quelle dei materiali di cui sono fatti. Stiamo parlando dei robot bio-ispirati, chiamati così perché sono costruiti guardando al mondo vegetale e animale.
Se la cosa vi incuriosisce, per vedere i risultati ottenuti nel campo di questa tecnologia c’è il Genova Living Machines, la conferenza internazionale organizzata all’acquario dal 10 al 13 luglio dall’Istituto Italiano di Tecnologia (iit).
L’evento prevede due momenti aperti al pubblico: uno spazio espositivo, che si terrà dall’11 al 13 luglio e sarà visitabile dalle 14.00 alle 16.30; e un caffè scientifico, il 12 luglio alle ore 17.
“L’idea della robotica bio-ispirata è quella di prendere ispirazione dalla natura, sia dalle piante sia dagli animali e ovviamente dall’uomo, per creare robot che somiglino di più ai viventi, soprattutto nelle loro capacità di adattamento”, ha detto Barbara Mazzolai, direttrice associata per la Robotica dell’IIT e direttrice del Bioinspired Soft Robotics Lab.
I primi passi in questa direzione sono stati fatti e ne sono un esempio i robot soffici, ossia macchine dai corpi non più rigidi ma flessibili, che ricordano i tentacoli del polpo, oppure i plantoidi ispirati alle piante o ancora i semi artificiali capaci di crescere sfruttando l’umidità del terreno. “Siamo ancora lontani anni luce dall’avere robot capaci di interagire con l’ambiente esterno come fanno i viventi, ad esempio di adattarsi ai cambiamenti, o che siano sostenibili, vale a dire che non diventino un rifiuto pericoloso. Credo sia possibile raggiungere questi obiettivi cambiando approccio, come sta già avvenendo”, ha detto ancora Mazzolai, che coordina l’organizzazione della conferenza insieme a Fabian Meder, ricercatore del gruppo Bioinspired Soft Robotics Lab.
“Finora – ha concluso la ricercatrice – abbiamo pensato stando troppo lontano dalla natura, credo che una fonte di ispirazione possa essere Leonardo da Vinci. Dovremmo studiare i suoi testi ogni giorno, non tanto per le sue macchine, ma per il suo approccio”.