La Shoah: memoria di una “tempesta devastante”
Come ogni anno il 27 gennaio si commemorano le vittime della Shoah, “Giorno della Memoria” del tragico genocidio della popolazione ebraica avvenuto tra la fine degli anni trenta e il 1945 a opera della Germania nazista, conseguenza di un’azione sistematica e pianificata.
Le stime ufficiali riportano che furono uccise circa sei milioni di persone, non solo ebrei ma anche dissidenti politici, omosessuali, prigionieri di guerra, zingari e testimoni di Geova.
Un’immane tragedia, una delle pagine più buie del Novecento. E non a caso il termine “Shoah” deriva dall’ebraico e significa “distruzione” o “tempesta devastante”, termine che si ritrova nella Bibbia.
Questo evento tragico nell’immaginario comune rievoca immediatamente i campi di concentramento e sterminio, come Auschwitz, Sobibor e Treblinka, luoghi di terrore e orrore dove milioni di persone furono deportate e assassinate con strumenti che includevano camere a gas, fucilazioni di massa e lavoro forzato estremo.
Ma l’idea della soluzione finale, non nasce cos’. da sola in mazzo al nulla, ma era la fine di un percorso iniziato con la sottomissione degli ebrei a leggi discriminatorie, costretti a indossare distintivi come la “Stella gialla di Davide”, e segregati dalla società.
Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’Armata Rossa varcarono i cancelli di Auschwitz, ponendo fine a questo sterminio e svelando al mondo gli orrori che si erano compiuti nel cuore dell’Europa, documentati attraverso testimonianze, fotografie e filmati.
Ricordare oggi la Shoah, oltre che a onorare le vittime, dovrebbe essere soprattutto un insegnamento per evitare che simili atrocità si ripetano, un monito contro l’odio, l’intolleranza e la discriminazione.
Anche se, purtroppo, le vicende dei giorni nostri sembrano ripercorrere pericolosamente quel tragico passato.
Livia Frangioni
IIIC