Giorno del Ricordo, Mattarella: “Nessuno deve avere paura della verità”
“Le sofferenze subite dai nostri esuli, dalle popolazioni di confine, non possono essere motivo di divisione nella nostra comunità nazionale”
Roma – “Solo le dittature manipolano la storia, la Repubblica italiana non teme la verità ed ha ammesso l’errore di rimozione della tragedia degli infoibati e degli esuli istriani con una legge votata vent’anni fa ad ampia maggioranza. Ora non bisogna ripercorrere gli stessi errori, non va alimentato il razzismo ma il dialogo, non vanno usate le tragedie della storia come strumento di lotta politica contingente”.
Sergio Mattarella celebra al Quirinale il Giorno del Ricordo, ricordo della furia dei partigiani di Tito che fecero strage di italiani, ricordo della condizione non dignitosa, nell’Italia del Dopoguerra, riservata agli esuli istriani che avevano “scelto la parte giusta”.
Prima del discorso del Presidente. la lettura di alcuni brani della ‘Bambina con la valigia’, libro dell’orfana istriana Egea Haffner, e poi l’analisi dello storico Giovanni Orsina e le parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani, per il quale bisogna “tenere alta la guardia contro chi nega i nostri valori, anche mantenendo vivo il ricordo delle tragedie che hanno segnato la storia italiana ed europea”, un impegno che e’ “dovere delle istituzioni della Repubblica”.
È proprio questo dovere che vent’anni fa ha assolto la Repubblica, sottolinea Mattarella, istituendo “ad ampia maggioranza” il Giorno del Ricordo. Si è trattato di “un carico di sofferenza, di dolore e di sangue, per molti anni rimosso dalla memoria collettiva e, in certi casi, persino negato”, come fossero storia minore mentre e’ “parte integrante della storia del nostro Paese e dell’Europa”. Il Presidente ricostruisce con cura le “brutali vicende” del confine orientale, passato da un difficile esercizio di convivenza ai due opposti “orrori” del Novecento: “dall’occupazione nazifascista alla dittatura comunista di Tito”.
La geografia storica di quelle terre annovera infatti sia le Foibe che il campo di prigionia di Arbe e la Risiera di San Sabba.
Mentre il centrodestra chiede a gran voce che si ricordi, il Capo dello Stato nota che con la legge sul Giorno del Ricordo si è rimossa “definitivamente la cortina di indifferenza e, persino, di ostilità che, per troppi anni, ha avvolto le vicende legate alle violenze contro le popolazioni italiane vittime della repressione comunista”. E sottolinea che “la furia dei partigiani titini si accani’, in modo indiscriminato ma programmato, su tutti”, mostrando “un piano preordinato di espulsione della presenza italiana”.
Ed ecco la prima esortazione a chi per anni ha negato. “Nessuno deve avere paura della verità. La verità rende liberi. Le dittature – tutte le dittature – falsano la storia, manipolando la memoria, nel tentativo di imporre la verita’ di Stato. La nostra Repubblica trova nella verità e nella libertà i suoi fondamenti e non ha avuto timore di scavare anche nella storia italiana per riconoscere omissioni, errori o colpe”.
La lettura precisa della storia dice anche altro. “La complessità delle vicende che si svolsero, in quegli anni terribili, in quei territori di confine, la politica brutalmente antislava perseguita dal regime fascista – ricorda il Presidente – sono eventi storici che nessuno può mettere in discussione” ed è “singolare e incomprensibile che questi aspetti innegabili possano mettere in ombra le dure sofferenze patite da tanti italiani. O, ancor peggio, essere invocati per sminuire, negare o addirittura giustificare i crimini da essi subiti”. L’insegnamento della storia è dunque molto più ampio e molto più alto di quanto non possa sembrare: “Siamo oggi al Quirinale, per rendere onore a quelle vittime e, con loro, a tutte le vittime innocenti dei conflitti etnici e ideologici”.
Ma insieme agli infoibati, il Giorno del Ricordo accende un faro sull’esilio degli italiani d’Istria, che “non sempre trovarono rispetto e solidarietà in maniera adeguata nella madrepatria. Furono sovente ignorati, guardati con sospetto, posti in campi poco dignitosi” e incontrarono “ostacoli ingiustificabili”. Dunque va messo in luce che “tra la soggezione alla dittatura comunista e il destino, amaro, dell’esilio, della perdita della casa, delle proprie radici, delle attivita’ economiche, questi italiani compirono la scelta giusta. La scelta della liberta’”.
Per questo “le sofferenze subite dai nostri esuli, dalle popolazioni di confine, non sono, non possono essere motivo di divisione nella nostra comunità nazionale. Al contrario, richiamo di unità nel ricordo, nella solidarietà, nel sostegno” afferma il presidente della Repubblica che condanna senza mezzi termini “inammissibili tentativi di negazionismo e di giustificazionismo”.
Mattarella sottolinea anche come quei luoghi di tragedie ora sono teatro di “grande, concreto, storico progresso politico, culturale, di amicizia e di cooperazione che la democrazia e il percorso europeo hanno recato”. Ed ecco dunque i tanti insegnamenti della storia: “Che i muri e i reticolati generano diffidenza, paura, conflitti“, “che il nazionalismo esasperato produce inevitabilmente una spirale di violenza e di guerra”, “che le ideologie basate sulla negazione dei diritti individuali, in nome della superiorita’ dello Stato o di un partito opprimono i cittadini e sfociano in gravissime tragedie”, che come si vede in Ucraina “la prepotenza e l’uso della forza non producono mai pace e benessere, ma generano violenza e gravi ingiustizie”. Ma soprattutto la storia insegna “a non ripetere errori e a non far rivivere tragedie, men che mai a utilizzarle come strumento di lotta politica contingente”.
Dunque la Repubblica ricorda con commozione le vittime di quelle sopraffazioni, i profughi, i loro familiari: “Le loro sofferenze non dovranno, non potranno essere mai sottovalutate o accantonate”. E, nota il Presidente citando ancora una volta la Carta costituzionale nel suo 75′ anniversario, avranno tanto più rispetto quanto più proseguiremo “sulla strada di pace, di amicizia, di difesa della democrazia e dei diritti umani, intrapresa con l’approvazione della Costituzione, con la scelta occidentale ed europea, con la costante politica per il dialogo, la comprensione, la collaborazione tra i popoli”.